giovedì 28 maggio 2009

La solitudine (4)

Little do men perceive what solitude is, and how far it extendeth.
For a crowd is not company, and faces are but a gallery of pictures,
and talk but a tinkling cymbal, where there is no love.


Francis Bacon

mercoledì 27 maggio 2009

La solitudine (3) - ITA

Solitudine e realizzazione (Shambhavi Saraswati)

Un lettore di Living Tantra mi ha chiesto circa la solitudine e la realizzazione spirituale. Questa è una domanda profonda.

Un giorno, qualche anno fa, ho fatto visita al mio insegnante. Mi sentivo profondamente solo, e mi chiedevo cosa fare con questa emozione. Mi sono seduto sul suo divino ed ho pianto.

La risposta del mio insegnante mi sorprese. Disse: Tu sei molto fortunato a provare questa solitudine. La maggior parte delle persone non permettono a sé stesse di toccare questo sentimento. Questo è un buon giorno per te.

Qua e là nella letteratura di santi e adepti, ci sono riferimenti alla solitudine. L'adepto taoista Li Po spesso girovagava in profonda solitudine. Una yogi del quattordicesimo secolo, Lalleshwari, scrisse di sentirsi demoralizzata e sola. Anche le autobiografie spirituali di persone meno sante parlano di solitudine.

Generalmente ci vergogniamo della nostra solitudine, specialmente se dovremmo essere spiritualmente dotati o "in touch". Crediamo erroneamente che spiritualità e solitudine siano incompatibili.

Per la stragrande maggioranza delle persone, la solitudine si accompagna ad un senso di fallimento. In generale, puoi dire ad un amico di aver offeso qualcuno, o fatto un errore, ma confidare che ti senti solo richiede un grado più elevato di coraggio e fiducia. E questo è intensificato da un praticante spirituale che mantiene concetti fissi circa la vita spirituale.

La solitudine è l'espressione emozionale della sensazione profonda di separazione, o anavamala: la Visione che siamo individui isolati. In origine, il nocciolo della solitudine è la sensazione di separazione da Dio. Nella visione tantrica, Dio è la nostra intera esistenza. Quindi, la più diretta comprensione della solitudine è la sensazione di alienazione dal processo vitale.

La solitudine è il risultato emotivo di aver dimenticato la nostra continuità con tutta la vita.

Questa dimenticanza può essere espressa a diversi livelli.

Per esempio, la gente contemporanea, soprattutto occidentale, sta perdendo contatto con le loro famiglie, famiglie estese e comunità. Viviamo molto più isolati di quanto facevano i nostri antenati. Inoltre, nel complesso, abbiamo minor accesso a differenti ambienti naturali e a comunità non umane.

Questa evidente situazione deriva dalla nostra Visione profondamente individualistica. Visione che esprime e rinforza la nostra radicata solitudine.

Una persona può soffrire di mancanza di contatto con le altre persone o la natura. Tutte le sensazioni di solitudine di queste persone sono focalizzate su non avere una famiglia o degli amici a portata di mano. Non è detto che abbiano il quadro completo: che questa situazione è il riflesso della sensazione di separazione da Dio, o dal processo vitale nel suo complesso. Ma capiscono, attraverso la solitudine, che un'importante continuità è stata messa a repentaglio.

Per la maggior parte di noi, alleanze con gli altri sono importanti tanto quanto il cibo. Non è detto che siamo capaci di realizzare un connessione intima con tutti gli esseri viventi, ma attraverso la nostra brama per le alleanze, esprimiamo qualcosa sulla qualità fondamentale della vita manifesta.

D'altra parte, uscire semplicemente con gli altri non necessariamente indica che stiamo loro rivolgendo il nostro senso di separazione.

Spesso riempiamo le nostre vite con attività e relazioni sociali stremanti per correre via dalla consapevolezza della radicata sensazione di solitudine. Questo tipo di attività frenetica conduce la nostra vita ad una confusione intorpidita ed esausta. Sebbene potremmo provare meno della nostra radicata solitudine, percepiamo anche meno di tutto il resto. Questa non è una situazione di unione; è una situazione di separazione.

Per raggiungere la saggezza inerente alla solitudine, e non solo reagire paurosamente ad essa, dobbiamo riconoscere la vera origine della anavamala.

Sadhana è l'antico, provato metodo autentico per rilassare
anavamala, il nostro senso originale di solitudine. Comunque, il nostro impulso di correre via dalla solitudine, spesso ostacola l'inizio, o il proseguimento, della nostra pratica spirituale. Quando ci sediamo a praticare, potremmo sentirci come sommersi dalla paura, tristezza e solitudine che abbiamo allontanato con attività estenuanti e relazione pseudo-teatrali.

A questo punto, dobbiamo tentare di resistere all'impulso di alzarsi o immergersi in
rassicuranti e frenetici pensieri dispersivi. Dobbiamo prendere qualche profondo respiro a dire a noi stessi "Ok, questa è la mia situazione attuale. Comincio da qui."

A dispetto delle sensazioni spiacevoli, la semplice accettazione della nostra condizione porta un senso di equilibrio, pace e apertura. Nulla è possibile se non ci lasciamo guidare dalla nostra situazione attuale.

E questo il motivo per cui il mio insegnante mi disse che ero fortunato a provare e riconoscere la solitudine.

La solitudine va e viene. Nessuno è aperto e rilassato al 100% del tempo. Quando siamo nella morsa dell'ignoranza una sensazione di tensione, separazione, solitudine, dissociazione e alienazione può sorgere.

Un aspetto chiave dello stadio intermedio o ancor di più avanzato della realizzazione è una dolorosa altalena tra una genuina apprensione del continuo stato naturale e periodi di tensione.

A questo punto, uno realizza il valore della brama come tecnologia spirituale, e come una grazia. La brama è l'ancora di salvezza lanciata fuori dallo stato di tensione. La brama è espressione di continuità e connessione. Ci apre ad un modo meno separato di consapevolezza ed esperienza. Questo il motivo per cui ai praticanti viene suggerito di coltivare la brama. La brama è il movimento naturale verso la realizzazione.

Più avanti, questa brama altamente carica e magnetizzata arriva alla fine. Qualcuno ha scritto o raccontato circa la fine della tristezza e della brama. Altri semplicemente assumono che una fine deve arrivare.

La mia personale osservazione è che questa "fine" arriva continuamente, senza mai stabilizzarsi, anche nelle persone altamente realizzate, con davvero poche eccezioni.

È di vitale importanza ricordarsi che torniamo sempre ai nostri inizi, e mai nulla è rinnegato. Il Tantra non è della vita trascendente, ma riguarda la partecipazione nella e con la vita da una Visione più ampia e impersonificata.

Quello che ho scorto nella mia pratica, ed ogni tanto ho visto esemplificato in un altro essere umano, è che lo stato naturale contiene un ronzio che qualcuno definirebbe curiosità: un piacevole interesse nelle infinte possibilità della Creazione di sè stessi (self-creation).

Quando solitudine e brama si placano, questo curiosità indefinita entra nella Visione. Da questo prospettiva, qualsiasi espressione della vita può essere interessante, inclusa la solitudine. Possiamp ritornare alla vita ordinaria e riconoscerla come un banchetto di inimmaginabile varietà da apprezzare, assaporare e supportare.

Questo non significa che non dobbiamo preoccuparci della sofferenza altrui, usando come scusa che tutto nella vita è un banchetto". In effetti siamo più disponibili allo scorrere della compassione perché comprendiamo molto bene che ogni espressione ha la sua propria Realtà e deve, in un certo senso, essere relativa ai propri termini.

È verosimilmente vero che la solitudine non sia nominata nella letteratura spirituale, o dagli insegnanti, tanto quanto dovrebbe essere dato che è un'esperienza fondamentale del regno umano. Forse c'è preoccupazione nello spaventare via gli studenti! Paradossalmente, comunque, nello rivelare l'esperienza comune della solitudine, possiamo sentirci meno soli.

OM Shanti,
Shambhavi

wordpress.com

domenica 10 maggio 2009

La solitudine (3) - ENG

Loneliness and Realization (Shambhavi Saraswati)

A Living Tantra reader asked me about loneliness and spiritual realization. This is a profound question

One day, some years ago, I visited my teacher. I felt deeply lonely, and I wondered what to do about this feeling. I sat on his couch and cried.

My teacher’s response surprised me. He said: You are very lucky to be able to feel this loneliness. Most people will not allow themselves to touch this feeling. This is a good day for you.

Here and there in the literature of saints and adepts, you will find references to loneliness. The Daoist adept Li Po often wandered in great loneliness. The fourteenth century yogini, Lalleshwari, wrote at times of feeling dejected and alone. The spiritual autobiographies of less saintly types also speak of loneliness.

We usually feel ashamed of our loneliness, especially if we are supposed to be spiritually accomplished or “in touch.” We erroneously believe that spirituality and loneliness are incompatible.

For most people, loneliness comes along with a sense of failure. In general, you may tell a friend that you have committed some offense, or made a mistake, but to confide that you are lonely demands a greater degree of courage and trust. And this is intensified for spiritual practitioners who hold fixed concepts about spiritual life.

Loneliness is the emotional expression of our root sense of separation, or anavamala: the View that we are isolated individuals. At root, our core loneliness is a feeling of separation from God. In Tantrik View, God is our entire existence. So, the most direct understanding of loneliness is that it expresses our sensation of alienation from the life process.

Loneliness is the emotional outcome of having forgotten our continuity with all life.

This forgetting gets expressed at many levels.

For instance, contemporary people, especially in the West, are losing touch with their families, extended families, and communities. We live much more isolated lives than did our ancestors. We also, by and large, have less access to a diverse natural environment and contact with nonhuman communities.

This manifest situation arises from our severely individualistic View. It both expresses and reinforces our root loneliness.

A person might suffer from lack of contact with other people, or nature. All of this person’s lonely feelings might be focused on not having family and friends ready-to-hand. They may not quite have the whole picture: that this situation is a reflection of a feeling of separation from God, or the life process as a whole. But they understand, through loneliness, that an important kind of continuity has been undermined.

For most of us, alliances with others are as important as food. We may not be able to realize our intimate connection with all beings, but through our longing for alliance, we are expressing something about the fundamental quality of manifest life.

On the other hand, simply hanging out with others does not necessarily indicate that we are addressing our sense of separation.

We often stuff our lives with depleting activities and social relationships in order to run away from acknowledging our root feeling of separation. This kind of frantic activity turns our lives into an exhausted, numbed-out blur. Although we may be feeling less of our root loneliness, we are also feeling less of everything. This is not a situation of connection; it is a situation of disconnection.

In order to realize the wisdom inherent in loneliness, and not just react fearfully to loneliness, we must recognize its true origin in anavamala.

Sadhana is the ancient, tried and true method for relaxing anavamala, our root sense of separation. However, our impulse to run away from loneliness often hinders us from starting, or continuing, a spiritual practice. When we sit down to practice, we may feel that we are about to be overwhelmed by the fear, sadness and loneliness we have been pushing away with frantic activity and relationship pseudo-drama.

At this point, we must try to resist the impulse to immediately get up or dive into reassuring and distracting compulsive thoughts. We must take a few deep breaths and say to ourselves “Ok, this is my real condition. I will begin from here.”

Despite the uncomfortable feelings, simply acknowledging our condition brings some sense of grounding, peace, and possibility. Nothing is possible if we do not allow our real situation to guide us.

And this is the reason that my teacher told me I was lucky to be feeling and acknowledging loneliness.

Loneliness comes and goes. No one is 100% open and relaxed all of the time. Whenever we are in the grip of ignorance, that is, of a feeling of tension or separation, loneliness, disassociation, and alienation can arise.

A key aspect of intermediate, or even more advanced stages of accomplishment is a painful see-sawing between a genuine apprehension of the natural, continuous state, and periods of tension.

At this stage, one realizes the value of longing as a spiritual technology, and as grace. Longing is a lifeline thrown out from a state of tension. Longing is an expression of continuity and connection. It opens us to a less separate mode of awareness and experiencing. This is why practitioners are advised to cultivate longing. Longing is the natural movement toward realization.

Later, this highly charged and magnetizing longing comes to an end. Some people have written or spoken about the end of loneliness and longing. Others just assume that the end must come.

My own observation is that this “end” arrives over and over again, and is never completely stabilized, even in highly realized persons, with a very few exceptions.

Here it is vitally important to remember that we always return to our beginnings, and that nothing is ever renounced. Tantra is not about transcending life, but about participating in and with life from a broader, embodied View.

What I have glimpsed in my own practice, and once in a while seen exemplified in another human being, is that the natural state is abuzz with something we could call curiosity: a delight and interest in the infinite possibilities of Self-creation.

When loneliness and longing subside, this open-ended curiosity comes into View. From this perspective, any of life’s expressions may be savored with interest, including loneliness. We can return to ordinary life and recognize it as a banquet of unimaginable variety to be tasted, appreciated, and supported.

This does not mean that we do not care about the suffering of others, using the excuse that all of life is a “banquet.” In fact, we are more open to the flow of compassion because we understand so well that every mode of expression has its own Reality and must, in some respects, be related to on its own terms.

It is likely true that loneliness does not get mentioned in the spiritual literature, or by teachers, as much as it should given that it is such a fundamental experience of the human realm. Perhaps there is concern about scaring students away! Paradoxically, however, in revealing the shared experience of loneliness, we can begin to feel less alone.

OM Shanti,
Shambhavi

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sabato 2 maggio 2009

La solitudine (2) - ITA

Alcune citazioni gente (più o meno) importante

  • La persona sola è casa dovunque.
  • Il palazzo porta fama, il mercato fortuna, la solitudine saggezza.
  • Il conflitto è meglio della solitudine.
  • La solitudine rompe lo spirito.
  • La solitudine è un nido per i pensieri.
  • Nella scelta tra la cattiva compagnia e la solitudine − la seconda è preferibile.
  • La musica è stata inventata per confermare la solitudine umana.
  • Io credo che un mucchio di malattie provengono dall'ansia e dalla solitudine.
  • È crudele, lo sai, che la musica dovrebbe essere così bella. Ha la bellezza della solitudine del dolore: della solidità e della libertà. La belezza della delusione e dell'amore mai soddisfatto. La bellezza crudele della natura e la bellezza della monotonia senza fine.
  • La fine arriva quando non parliamo più con noi stessi. È la fine del pensiero autentico e l'inizio della solitudine definitiva.
  • La solitudine è il problema universale della gente ricca.
  • La solitudine è la prima cosa che Dio ha nominato, non è bene
  • La solitudine è la prova che la tua innata ricerca per la relazione è intatta.
  • Nessuno scopre le profondità della propria solitudine.
  • Se sei spaventato di essere solo, non provare ad essere nel giusto.
  • Se sei spaventato della solitudine, non sposarti.
  • La mia ispirazione sono le donne, l'amicizia e la solitudine. * Yoga è una strada per la liberazione. Dalla sua costante pratica possiamo liberarci dalla paura, angoscia e solitudine. * Noi tutti abbiamo conosciuto la lunga solitudine, ed abbiamo trovato che la risposta è la comunione.
  • La solitudine aggiunge bellezza alla vita. Mette una fiamma speciale al tramonto e rende l'aria notturna di un profumo migliore.
  • La lingua... ha creato la parola "solitudine"[loneliness] per esprimere il dolore di essere da solo. Ed ha creao la parola "solitudine"[solitude] per esprimere la gloria di essere solo.
  • Non c'è solitudine più grande della solitudine di un fallimento. Il fallimento è straniero in casa sua.
  • La povertà più terribile è la tristezza, e la sensazione di non essere amati.
  • Il mondo sarebbe bello se ogni uomo costringesse se stesso ad essere assolutamente solo, ogni tanto. Molti dei progressi di questo mondo sono venuti fuori da questa solitudine.
  • Siamo nati soli, viviamo da soli, moriamo da soli. Solo attraverso il nostro amore e l'amicizia possiamo creare l'illusione momentanea che non siamo soli.
from: medawarcorner.wordpress.com

venerdì 1 maggio 2009

La solitudine (2) - ENG

Some quotes from (more or less) important people

  • The lonely person is at home everywhere.
  • The palace leads to fame, the market to fortune, and loneliness to wisdom.
  • Strife is better than loneliness.
  • Loneliness breaks the spirit.
  • Loneliness is a nest for the thoughts.
  • In a choice between bad company and loneliness — the second is preferable.
  • Music was invented to confirm human loneliness.
  • I believe a lot of disease comes from anxiety, loneliness.
  • It is cruel, you know, that music should be so beautiful. It has the beauty of loneliness of pain: of strength and freedom. The beauty of disappointment and never-satisfied love. The cruel beauty of nature and everlasting beauty of monotony.
  • The end comes when we no longer talk with ourselves. It is the end of genuine thinking and the beginning of the final loneliness.
  • Loneliness is the universal problem of rich people.
  • Loneliness is the first thing which God’s eye named, not good
  • Loneliness is proof that your innate search for connection is intact.
  • No one ever discovers the depths of his own loneliness.
  • If you are afraid of being lonely, don’t try to be right.
  • If you are afraid of loneliness, do not marry.
  • My inspiration are the woman, friendship, and loneliness.* Yoga is a way to freedom. By its constant practice, we can free ourselves from fear, anguish and loneliness. * We have all known the long loneliness, and we have found that the answer is community.
  • Loneliness adds beauty to life. It puts a special burn on sunsets and makes night air smell better.
  • Language… has created the word “loneliness” to express the pain of being alone. And it has created the word “solitude” to express the glory of being alone.
  • There is no loneliness greater than the loneliness of a failure. The failure is a stranger in his own house.
  • The most terrible poverty is loneliness, and the feeling of being unloved.
  • It would do the world good if every man would compel himself occasionally to be absolutely alone. Most of the world s progress has come out of such loneliness.
  • We’re born alone, we live alone, we die alone. Only through our love and friendship can we create the illusion for the moment that we’re not alone.
from: medawarcorner.wordpress.com